Cosa vedere a Vienna in 3 giorni

Vienna è una metropoli elegante, decorata da edifici sontuosi, boutiques alla moda, strade dello shopping e votata alla cultura, alla musica e all’arte grazie ai suoi numerosi musei. E preserva il prestigio e la ricchezza della sua storia attraverso i suoi palazzi imperiali e le magnifiche chiese.
Risalente all’età romana con il nome di Vindobona, diviene importante snodo commerciale nei traffici con l’Est nel Medioevo e per quasi 700 anni, dalla fine del 1200 fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, resta nelle mani degli Asburgo, una delle più lunghe e potenti dinastie d’Europa.
Nelle sue regge si conservano ancora gli sfarzi settecenteschi di Maria Teresa d’Asburgo e del ‘800 di Francesco Giuseppe, che nella metà del 19° secolo fece rinascere Vienna dal punto di vista urbanistico, economico e culturale. Francesco Giuseppe fu Imperatore d’Austria e marito della celeberrima Duchessa di Baviera Elisabetta di Wittelsbach, ovvero la Principessa Sissi. E della bella Sissi sentirete continuamente parlare visitando le varie attrazioni della capitale, dal momento che è diventata un’icona senza tempo e il suo ricordo rimane indelebile nonostante tutto.

Vediamo di seguito cosa fare a Vienna in 3 giorni:

1° giorno
Per immergersi completamente nell‘atmosfera di corte viennese, consiglio di iniziare l’itinerario con il Palazzo di Hofburg, ossia una delle svariate residenze imperiali in città. Si trova nel cuore della metropoli, perciò può essere ritenuto il quartier generale della famiglia Asburgo nel corso dei secoli.
Avrete a disposizione diverse varianti di biglietti per scoprire i vari musei all’interno, come il Museo di Sissi, totalmente dedicato a una delle più famose imperatrici di ogni epoca, dove conoscere meglio il suo stile di vita e le sue vicissitudini; gli Appartamenti Imperiali che riproducono le stanze in cui scorreva la quotidianità di Sissi e del marito Francesco Giuseppe, ad esempio la palestra e il bagno dell’imperatrice o la camera da lavoro e la spartana stanza da letto del re, o ancora la sala da pranzo con la tavola imbandita.
Da vedere il Museo dell’Argenteria, per avere un’idea chiara del lusso e dell’opulenza che regnava a corte. Porcellane, argenterie, cristalli, ceramiche asiatiche, servizi in oro e rame sono perfettamente conservati dal 1700/1800.

Non lontano dall’ Hofburg, è l’edificio del Rathaus, il Municipio, un gigantesco palazzo di fine ‘800 in stile neogotico che tuttora accoglie le sale della Biblioteca e dell’Archivio comunale. Nell’omonima prospiciente piazza, da Novembre e per tutto il periodo natalizio sono collocate le casette del Mercatino di Natale, e sarà l’occasione per acquistare dolcetti tipici, vin brulè, oggetti di artigianato, decorazioni…
In questa zona si può notare quanto l’architettura e lo stile dei palazzi sia fastoso e solenne, è questo il confine fra il centro e la parte antica della capitale. Qui nella metà del 1800 fu realizzata la Ringstrasse, un viale di circa 5 km circostante l’Innere Stadt e lungo la quale vennero costruiti i principali edifici pubblici come il Municipio, appunto, il Teatro dell’Opera, il Parlamento, il Museo di Storia Naturale e di Storia dell’Arte, la Borsa e l’Università di Vienna, oltre a un cospicuo numero di case signorili e aristocratiche. Oggigiorno è una delle arterie maggiormente trafficate, ma anche area di passeggio dove non mancano negozi, cafè, musei.

Nel punto nevralgico dell‘Innere Stadt si erge la Cattedrale di Santo Stefano dal 12° secolo, dapprima nelle forme romaniche, poi sostituite dal gotico nel 1300. Le sue dimensioni sono possenti e dalla torre più alta si può godere di un fantastico panorama ad un’altezza di circa 130 metri. Stephandom è il luogo d’incontro di cittadini e turisti, è infatti considerato il simbolo della capitale. Da Stephanplatz si aprono molteplici vie dello shopping con i noti brand di moda, nonché ristoranti e kaffehauser.
Il Graben, uno dei viali principalmente frequentati sul quale si innalza la Colonna della Peste della fine 1600, era l’antico fossato dell’insediamento romano Vindobona, poi c’è Kärntner Strasse, la strada commerciale in pieno centro che collega Karlsplatz a Stephanplatz e dove ci si imbatte in una miriade di negozi di souvenir, di abbigliamento, di ristorantini e fast-food.

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Amsterdam: la capitale della libertà, della tolleranza e della cultura

Amsterdam è una città liberale, si respira aria di libertà ad ogni angolo. È un luogo dove tutti possono essere quello che vogliono, ma sempre nel rispetto delle regole. Queste sono le prime sensazioni che ho avuto girando per la capitale olandese.
Ad Amsterdam puoi avvistare gente che cammina tranquillamente per strada fumando una “canna”, le droghe leggere sono piuttosto tollerate qui, puoi entrare in un negozio autorizzato e acquistare un dolcetto o un lecca lecca alla cannabis, puoi passeggiare per il Quartiere a Luci Rosse e guardare le prostitute nelle vetrine (ma è severamente vietato fotografare)…
Amsterdam è una città in cui si respira aria di libertà e tolleranza vera, in cui le vie pullulano di gente di qualsiasi genere, colore e religione, una città a misura d’uomo, improntata sull’uso delle bici e spostarsi a piedi non è faticoso. E poi i mezzi pubblici offrono ottimi collegamenti a tutte le ore, pure fuori dalla metropoli. L’attenzione ai servizi e all’essere umano è di una portata eccezionale.
Così come la sua incredibile architettura, con i suoi palazzi alti e stretti rigorosamente innalzati su palafitte e affacciati sui famosi canali: pur essendo panorami simili, ogni ponte, ogni viuzza, ogni vista regala emozioni sempre differenti e rende quella parte di Amsterdam unica.

Le sue origini non sono antichissime, si sviluppa nel Medioevo, “solo” intorno al 1200 D.C., e vive un periodo clou tra la fine del 1500 e fine 1600, il cosiddetto Secolo d’oro, che ha permesso all’Olanda in generale di acquisire una predominante importanza nei commerci con l’Oriente per l’importazione di spezie, profumi, animali, tessuti, ori e che ha garantito al paese una notevole ricchezza, soprattutto tenendo conto di un territorio poco redditizio dal punto di vista agricolo. La tipologia della sua terra, perlopiù acquitrina, non ha dato la possibilità di avere una grande varietà di prodotti, i terreni sono stati spesso prosciugati per essere resi adatti alla coltivazione di cereali, patate e per la floricoltura, in primis per la produzione di tulipani, fiori simbolo dell’Olanda.

Cosa si può vedere in 5 giorni ad Amsterdam? Ecco qui un itinerario alla scoperta di questa suggestiva destinazione.

1°: Centro città – vie dello shopping – Quartiere a Luci Rosse
L’itinerario può iniziare dal centro di Amsterdam, ovvero Piazza Dam, nella quale si erge il Palazzo Reale, nato come sede del Municipio fino a metà del 1600 e poi convertito in residenza della famiglia reale, che oggi però non dimora più qui.
Dam Square è molto affollata sia di giorno che di notte, punto nevralgico della capitale.
Da Piazza Dam verso la Stazione Centrale parte il Damrak, fra le maggiori arterie del centro, dove si concentrano ristoranti, cafè, negozi di souvenir e hotels. Damrak in passato non era altro che la foce del fiume Amstel su cui Amsterdam sorge (e “galleggia”), parzialmente interrato nel 1800 per permettere l’espansione dell’abitato.
Sul lato opposto da Piazza Dam verso il Flower Market, il Mercato dei Fiori, c’è un’altra strada principale di Amsterdam, il Rokin, prospiciente l’Amstel per gran parte della sua lunghezza. Anche qui non mancano grandi negozi, bar e ristoranti.
Le vie dello shopping più conosciute di Amsterdam sono Kalverstraat e Nieuwendijk, tutte intorno a Dam Square, che ospitano le vetrine di noti brand di moda, giocattoli e non solo. Se siete in vena di acquisti, non perdetevi il Mercato dei Fiori, il Bloemenmarkt, metà ideale per scovare souvenir e articoli tipici olandesi.

Altra attrazione divenuta turistica è il Red Light District, ossia il Quartiere a Luci Rosse.
In molti sono curiosi di girovagare per i vicoli medievali della zona e osservare ragazze in bella mostra a vendere la propria “mercanzia”, ordinatamente sistemate in vetrine illuminate di rosso appunto, corredate da cabine retrostanti dove consumare i servizi sessuali. Si contano circa 300 cabine ad oggi, ma nei paraggi ci sono anche numerosi sexy shop, teatri e musei del sesso, coffee shop e ristoranti, e tenete a mente che si tratta comunque di uno spazio residenziale in cui non è inusuale incontrare famiglie. Regola assoluta nel Quartiere a luci rosse: è proibito fare foto alle prostitute in vetrina, si rischiano multe salate e sequestro della macchina fotografica o cellulare.

2°: Westerpark – Joordan – casa Anna Frank – Museo dei Canali
A circa 2 km dalla Stazione Centrale sorge il Westerpark, ubicato in una moderna area residenziale nella quale si notano edifici nuovi a mo’ di condomini che rendono Amsterdam simile ad una delle tante metropoli europee. Ma il parco è un paradiso di verde e acqua tra canali e sentieri dove ci si può recare per una bella passeggiata nel mezzo della natura. Nel Westerpark una vecchia centrale di gas di fine’800 è stata riconvertita in un interessante centro d’arte, la Fabrique des Lumières, nella quale luci, musiche e proiettori vengono utilizzati per rappresentare alcune opere di grandi artisti dei secoli scorsi.
È un’esperienza singolare quanto sorprendente che vale la pena di vivere, per immergersi nell’arte a 360°

Non lontano dal Westerpark è il Joordan, risalente al 1600 come sobborgo operaio, oggi invece ospita botteghe artigiane, boutique vintage, gallerie d’arte, musei e café. Qui si può visitare la Casa di Anna Frank, ovvero l’alloggio segreto nel quale la giovane ebrea e la sua famiglia si nascosero per ben 2 anni all’epoca della Seconda Guerra mondiale, in seguito alle persecuzioni razziali istituite da Hitler nella Germania Nazista. Anna Frank è diventata simbolo della Shoah grazie al diario che scrisse durante quei difficili anni, facendo conoscere paure, angosce e ingiustizie vissuti dal popolo ebreo in uno dei momenti maggiormente tristi della storia europea. Gli interni mostrano le stanze in cui era ubicata l’azienda del padre di Anna e i locali nascondiglio dove le 8 persone trascorsero il periodo di isolamento. Ancora visibile la libreria girevole che accedeva al rifugio segreto. Una tappa irrinunciabile per chi è sensibile all’argomento, un tour di una carica emotiva straordinaria.
Sempre nello Joordan merita una visita il Museo dei Canali per capire al meglio la storia e l’espansione del comune col passare del tempo. Ben strutturato, il percorso audioguidato illustra sapientemente le tecniche di costruzione degli edifici sull’acqua, le fasi di cambiamento e gli eventi accaduti in Amsterdam.

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La Via Francigena in Puglia: una via di culture

Il fenomeno dei cammini spirituali o di pellegrinaggio sta tornando prepotentemente di moda negli ultimi decenni, soprattutto per chi si mette metaforicamente in cammino alla ricerca del senso della propria vita, ma anche per chi ha voglia di avventura e sperimentare le proprie capacità davanti ai pericoli imprevisti, o semplicemente per chi ha desiderio di esplorare terre e culture sconosciute e diverse.
In realtà non è un trend del tutto nuovo, già nel periodo altomedievale intorno al 900 d.C., infatti, molti pellegrini si mettevano in viaggio per andare a visitare mete e santuari religiosi, in cambio della remissione dei peccati. Le destinazioni prescelte erano spesso luoghi di culto che custodivano le reliquie dei santi, i quali erano considerati gli intercessori con Dio, per cui nasceva la curiosità di vedere di persona, oppure per il bisogno di protezione e di miracoli o di pura devozione.
Lungo le strade non sicure dell’Europa cominciò un viavai di viandanti verso varie località, perciò furono creati itinerari e tappe intermedie che permisero la nascita di chiesette, ospedali, taverne, locande per ospitare i passanti.
Le principali mete di pellegrinaggi erano Roma, per chi si recava alle tombe di San Pietro e Paolo, Santiago de Compostela in Spagna, dove si trovava il sepolcro di San Giacomo, e Gerusalemme in Israele, nella quale poter conoscere i posti in cui ha vissuto Gesù Cristo.

La Via Francigena fa parte di una serie di percorsi che collegava i paesi europei (in primis Francia e Inghilterra) a Roma, e da qui proseguivano attraverso l’Italia meridionale per arrivare in Terra Santa. Nota come Via Romea, diretta a Roma appunto, o Francisca, ovvero la via francese che giungeva nella “Caput Mundi”, si dice che la via Francigena sia nata dall’iniziativa di un vescovo di Canterbury nel 900 d.C. che la utilizzò per raggiungere l’odierna capitale italiana.
Nel Sud Italia e in particolare in Puglia, la Via Francigena, o per meglio dire le Vie Francigene, ripercorrevano largamente le maggiori arterie presenti sul territorio già in epoca romana: la Via Appia, realizzata nel 300 a.C. che univa Roma a Taranto per poi raggiungere Brindisi, e la Via Traiana, voluta nel 2° secolo d.C. dall’imperatore romano Traiano per collegare più velocemente la città eterna a Brindisi, passando dai centri costieri pugliesi.
Le memorie di un pellegrino francese di ritorno da Gerusalemme attestano l’itinerario lungo la Via Traiana già nel lontano 300 d.C., utilizzata per il transito verso Roma.

In Puglia i luoghi più frequentati erano il Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano, nel quale, secondo la tradizione, apparve diverse volte l’Arcangelo Michele a partire dal V secolo d.C. e sulla cui grotta fu eretto l’attuale santuario; la Basilica di San Nicola a Bari, che conserva i resti del corpo del vescovo di Mira, amatissimo sia in Oriente che in Occidente, i quali furono letteralmente rubati da marinai baresi nel corso di un’intraprendente spedizione. E ancora il Santuario de Finibus Terrae a Santa Maria di Leuca, capo estremo della penisola italiana, simbolicamente identificato con la “fine della terra”.
Ma soste di eguale rilevanza durante il viaggio per l’Oriente erano anche Siponto, situata ai piedi di Monte Sant’Angelo (e del Santuario di San Michele), la Basilica del Santo Sepolcro a Barletta, città in cui l’accoglienza era garantita da una numerosa presenza di cavalieri ospitalieri, Trani dove si conservano, dalla fine dell’anno 1000, le reliquie di San Nicola Pellegrino nella Cattedrale a lui dedicata.
Scendendo verso Brindisi, tappa finale prima dell’imbarco, si passava dal ponte romano di Polignano, si sostava a Monopoli presso l’Ospedale Gerosolimitano e l’adiacente chiesetta di San Giovanni nel centro storico, oppure presso l’Abbazia di Santo Stefano, da cui ci si poteva anche imbarcare. C’era poi Egnazia, antica città e porto romano dove è ancora visibile un bel tratto lastricato della Via Traiana, Brindisi, la cui Chiesa di San Giovanni al Sepolcro fu progettata ispirandosi alla Rotonda del Santo Sepolcro a Gerusalemme così da commemorare l’esperienza del pellegrinaggio ai fedeli di ritorno dalla Terra Santa, e infine Otranto, altro importante scalo pugliese, con la sua cattedrale emblema di convivenza di tante culture.

Valeria Dicarlo

Cosa vedere a Firenze in 3 giorni

Firenze è bellissima!
E’ banale come intro ma sicuramente veritiero.
Firenze è veramente bella… una città con meno di 400 mila abitanti, la quale nonostante la sua estensione mantiene nei vicoli del centro storico l’atmosfera medievale e rinascimentale di una volta.
Camminare per le vie di Firenze ti riporta indietro nel tempo: ai fasti delle dinastie nobiliari, all’arte che ha reso prestigiosa l’Italia, alle tradizioni tramandate da generazioni.
Tra strade strette, palazzi dalle grandi finestre senza balconi e antiche botteghe si conserva l’artigianato fiorentino del cuoio, del gelato, della carne, dell’oreficeria, della sartoria.
Certo, 3 giorni non sono sufficienti per girarla tutta in lungo e in largo, ma potranno darvi un assaggio di quello che questa meravigliosa città sa offrire e vantare.

1° giorno
Il primo giorno può iniziare immergendosi nel Quartiere di San Lorenzo, uno degli storici rioni da dove proveniva la prima famiglia de’ Medici, coloro i quali portarono Firenze in auge e la governarono per ben 3 secoli. E infatti qui fra le stradine si incontrano edifici di rappresentanza della casata, dal Palazzo Medici Riccardi, prima dimora, alle Cappelle Medicee, in cui sono sepolte le spoglie dei principali personaggi appartenenti alla stirpe, alla Basilica di San Lorenzo, chiesa prediletta per celebrare le cerimonie familiari.
Da non perdere il mercato giornaliero che si tiene tutti i giorni nel quartiere, per scovare in mezzo alle numerose bancarelle souvenir, abbigliamento vario e prodotti di artigianato di pelletteria (ma attenzione pure alle cineserie). Inoltre, il Mercato Centrale sarà l’occasione per conoscere da vicino tutte le tradizioni culinarie fiorentine e toscane e le specialità eno-gastronomiche locali, da degustare al piano superiore negli svariati ristoranti a disposizione.

Un viaggio a Firenze non può prescindere da una visita agli Uffizi, uno dei musei più importanti e famosi al mondo, nel quale si raccoglie una collezione di quadri, sculture e oggetti di inestimabile valore di proprietà dei Medici dal 1580.
Botticelli, Michelangelo, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Raffaello, Giotto, Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Caravaggio, Tiziano sono solo alcuni nomi degli illustri artisti custoditi agli Uffizi.
Ammirare questi capolavori a distanza ravvicinata è un’emozione senza eguali, per chi ama l’arte, per chi sa leggere ciò che l’arte vuole trasmettere.
Provate a sostare senza contare i minuti davanti a tele del calibro del Battesimo di Cristo del Verrocchio, che segnò l’inizio della carriera di Leonardo, in cui l’artista si cimenta nella realizzazione dell’angelo sulla sinistra, del panorama sullo sfondo e del torrente laddove Gesù Cristo immerge i piedi e coglietene i particolari del movimento dell’acqua, che sembra quasi scorrere realmente, così come potrete notare i movimenti delicati angelici. Oppure provate a contemplare la Nascita di Venere del Botticelli, icona per eccellenza del Rinascimento Italiano, nella sua aggraziata nudità, o la Madonna del Cardellino ritratta da Raffaello, il quale con l’aiuto di colori brillanti sfumati vuole sottolineare la dolcezza e la grazia dei gesti e delle espressioni della Vergine Maria.

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Estate 2021: mete insolite in Italia

Anche quest’anno molti italiani sceglieranno di trascorrere le vacanze estive in patria, e la domanda più frequente in questo periodo è proprio questa: dove andare in ferie?
La stragrande maggioranza opterà per le località di mare: Sardegna, Puglia, Sicilia, c’è solo l’imbarazzo della scelta tra le regioni nostrane; se invece avete voglia di qualcosa di insolito, oggi vi propongo 3 mete fuori dalle classiche rotte turistiche della bella stagione.

Piramidi di Terra del Renon

Vi piace la montagna d’estate? Che ne pensate di regalarvi qualche giorno di relax tra il Renon e la Val Gardena?
Destinazione preferita soprattutto d’inverno, nei mesi estivi sa offrire posti di natura incontaminata, distese di campi fioriti e oasi di tranquillità.
Nei dintorni di Bolzano, tra Soprabolzano e Collalbo si trovano le “Piramidi di terra“, rilievi di rocce moreniche, erosi dalla pioggia e dalla neve sciolta, caratterizzati da grandi massi appoggiati su pinnacoli di terra.
Uno dei punti più panoramici in cui ammirare questo tipico fenomeno geologico è sul Monte di Mezzo (Collalbo), a circa 1150 metri. Seguendo un lungo sentiero tra alti larici e cespugli, si arriva al belvedere affacciato sulle piramidi: uno spettacolo di assoluta bellezza. Se non volete perdervi un viaggio nel tempo tra villaggi sperduti, scorci fiabeschi e indimenticabili delle Dolomiti, Patrimonio Unesco, fate un giro sul Trenino del Renon, che passa per i comuni di Maria Assunta, Soprabolzano, Costalovara e Collalbo.
Spostandosi in Val Gardena, vale la pena visitare Ortisei, apprezzata stazione sciistica.
Passeggiando per le vie del piccolo paese, non si può fare a meno di guardare le innumerevoli vetrine di souvenir e artigianato, dove sono esposti prodotti tipici in legno. Circondato da cime montuose e bagnato dal fiume Rio Gardena, Ortisei offre uno scenario romantico e pittoresco.
A quota 1500 mt s.l.m, s’incontra la rinomata località turistica Selva di Val Gardena.
Meta di vacanze estive e invernali, Selva Valgardena presenta una miriade di attività sportive in cui cimentarsi, non prettamente legate alla neve, come mountain bike, bowling, golf alpino, skate bord, squash ed equitazione.
Suggestiva è l’atmosfera girando per le strade di Selva di Val Gardena, incastonata nel cuore della Sella Ronda, dove si apre il sipario sulle Dolomiti.

Cascate libere di Saturnia – Toscana

Se preferite le zone collinari, allora in Maremma sarete a dir poco rapiti dal colpo d’occhio dei campi di grano e di girasole, dai prati verdi e dagli alti alberi, dai sinuosi pendii e dalle fattorie disseminate sul territorio.
Il paesaggio non si presenta mai noioso e banale, pur ripetendosi per km e km, ma i colori e le forme di questa terra sono davvero ammalianti.
Per godere appieno della quiete della Maremma, non c’è niente di meglio che trascorrere una giornata in “ammollo” alle cascate naturali di Saturnia, sorgenti termali gratuite a cielo aperto.
Le acque sulfuree sgorgano ad una temperatura di 37- 38 gradi e hanno proprietà benefiche sull’apparato circolatorio, respiratorio e articolare e anche la pelle trova giovamento grazie all’azione esfoliante. Ubicate su una collina panoramica e caratterizzate da piscine termali createsi dall’azione calcarea delle acque, le cascatelle del Mulino di Saturnia si delineano in una location molto scenografica, dove oltre a beneficiare del relax psico-fisico, si può contemplare l’armonia del luogo e meravigliarsi davanti a questa vista.
Restare immersi per ore nelle calde vasche è come una morbida carezza lungo tutto il corpo, come un dolce fluttuare in cui i pensieri svaniscono e la mente s’acquieta: un’esperienza di autentico benessere!
Le Cascatelle del Mulino o del Gorello sono a soli 3 km da Saturnia, che conserva vestigia di epoca etrusca, romana e del Medioevo, come la Necropoli etrusca del Puntone, resti di una porta romana, di mura fortificate e di un edificio romano, la Rocca medievale degli Aldobrandeschi.
A circa mezz’ora di strada è situata Pitigliano, un piccolo comune di circa 3000 abitanti annoverato tra i Borghi più belli d’Italia. Arroccato su una rupe tufacea vanta un interessante patrimonio storico-artistico, tra i quali il Palazzo Orsini, l’Acquedotto Mediceo, il Ghetto Ebraico, la Cattedrale e il museo archeologico della civiltà etrusca.
Se poi proprio non ce la fate d’estate senza il mare, in Maremma c’è anche l’oasi WWF di Orbetello e la spiaggia di Capalbio, che si estende per più di 10 km.

Vista panoramica di Melfi in Basilicata

Un mix perfetto di verdi boschi, antichi villaggi e glorioso passato è il Vulture-Melfese, nell’area nord orientale della Basilicata, al confine con la Puglia e la Campania.
Come sempre, entrando in Basilicata, la sensazione è che il tempo si sia fermato…
Che la storia profumi ancora di poeti, templari, re e regine, che la natura abbia il sopravvento con le montagne e le colline e una biodiversità esclusiva, che l’arte custodisca memorie millenarie e che le tradizioni mantengano tuttora gusti autentici.
Merita una visita sicuramente la città di Venosa, che riceve l’ospite in Piazza Umberto I, nel cuore del paese, dove l’accoglienza e l’atmosfera si rende cordiale e gradevole grazie ai numerosi caffè e locali posizionati sotto il porticato.
Tra le sue attrazioni annovera il Castello intitolato al duca Pirro del Balzo, feudatario dell’epoca, che ospita il Museo Archeologico Nazionale, la Statua di Orazio Flacco, poeta romano che qui vi nacque nel lontano I sec. a.C., la Fontana di Messer Oto, ovvero i vecchi lavatoi pubblici, la Casa di Orazio, il Parco Archeologico che conserva i resti della Venusia romana e l’Abbazia della Santissima Trinità, conosciuta anche come l’Incompiuta, dal momento che i lavori di costruzione non sono mai stati terminati.
Dopo circa 20 km si arriva a Melfi, molto amata dall’imperatore svevo Federico II, tanto da essere sua residenza estiva e uno dei suoi monumenti principali è proprio il Castello, considerato uno dei castelli medievali più importanti del Sud Italia. Il centro storico è tuttora circondato dalla cinta muraria normanna, dalle torri di fortificazione e dalle antiche porte di accesso, tra cui Porta Venosina, ancora in buono stato di conservazione, conferendo alla città un tocco vetusto ma allo stesso tempo incantevole.

Laghi di Monticchio in Basilicata

A livello naturalistico il Vulture- Melfese offre scenari suggestivi immersi nella vegetazione lussureggiante e incontaminata tra foreste e sorgenti di acqua, all’ombra del Monte Vulture, da cui quest’area prende il nome.
Si tratta di un vulcano spento da centinaia di migliaia di anni sui cui fertili versanti e terreni vengono coltivati boschi di castagni, rinomato è il marroncino di Melfi, e i rossi vigneti di Aglianico, da cui si produce il famoso vino DOCG Aglianico del Vulture.
Da non perdere una visita all’interno di una cantina in zona per degustare l’Aglianico, ritenuto tra i migliori vini rossi d’Italia.
Inoltre, ai piedi del Monte Vulture sono ubicati parecchi stabilimenti di imbottigliamento di acque minerali che sfruttano la considerevole presenza di fonti, alcune delle quali particolarmente ricche di sali minerali o di naturale effervescenza.
Al posto del cratere del monte oggi sorgono i Laghi di Monticchio, uno più grande e uno più piccolo, in cui si potrà passeggiare seguendo qualche sentiero di trekking, oppure noleggiare un pedalò per godere dell’armonia del paesaggio lacustre.
Se siete attirati dall’elemento acqua, allora il vostro itinerario può proseguire alle Cascate di San Fele, distanti una mezz’oretta da Monticchio. Il percorso, con diversi livelli di difficoltà, consente di immergersi in un habitat straordinario dove osservare il Torrente Bradano scorrere attraverso foreste, rocce e ruscelli per poi tuffarsi in varie cascate e continuare il suo flusso più in basso.

Colline toscane

Che sia un contesto tirolese, incastonato tra le alte cime e dove l’aria si respira a pieni polmoni, oppure una collina toscana tra sorgenti termali e vestigia di antiche civiltà, oppure una campagna selvaggia lucana tra laghi, cascate e borghi medievali, lasciatevi sorprendere da questi angoli di puro splendore, stregare dall’esclusivo trionfo della natura in ogni sua forma e ritemprare anima e corpo dalle meraviglie di questa nostra Italia, così diversa e così tanto stupenda.


Valeria Dicarlo